Critica

La Lambertini, bolognese, che ha operato nel campo della grafica, è un’ottima disegnatrice dal segno elegante e raffinato e si evidenzia nei dipinti leggeri e luminosi, paesaggi sereni abitati da figure femminili e da animali, una sorta di Arcadia moderna, ma ambienti raccontati come fondali di altre possibili, desiderate esistenze, non iconicamente fine a se stessi. Una raffigurazione che è come un riflesso di una spiritualità o di una filosofia.
L’artista nel suo esprimersi ha come radice la Vita che permea tutta la realtà e che nella natura, noi compresi, trova la sua realizzazione e giustificazione, ed è così che i paesaggi dipinti esprimono esteticamente la sua passione, espressione quanto mai serena, idilliaca e luminosa. Sono grandi spazi, cieli solcati da nuvole bianche, da rapidi uccelli, colline di sabbia, orizzonti di mari, campi infiorati da eterne primavere.
Ma c’è un’eccedenza formale di tipo tridimensionale: vasetti di delicate piante da appartamento stanno fissati alla base delle tavole dipinte, ombreggiandole e dimensionando in profondità gli spazi; piante come tramiti tra l’osservante e l’opera, forse un invito ad approfondire la ricerca, ad addentrarsi nella natura.
E’ la poetica peculiare della Lambertini: le sue immagini simboleggiano e sottendono tutta una concezione spirituale del mondo, l’osmosi con gli elementi naturali (di origine orientale), ma è sul piano realizzativo, formale, che convince, nel disegno, nella tavolozza delle tonalità, nella luminosa resa delle cose, nella leggerezza espressiva.
La sua ricca simbologia è anche di origine religiosa (ammiriamo delicati volti della Vergine e ideali crocifissioni) perchè l’autrice ha avuto interessanti esperienze di scene sacre, tra cui a Zola Predosa, Bologna. (N.d.r. Natività dipinta sul compressore)

Ivo Gigli (Giornalista) – 2007

Mondi Invisibili – Aldilà del Pensiero

La pittura come libertà di ri-cercare nuovi mondi e nuovi cieli,
caratterizza il percorso artistico di Kaveesha Graziella Lambertini.
I concetti di “camminare” e di “attraversare” sono gli assi cartesiani che disegnano e
strutturano le composizioni pittoriche che sembrano ritagliare frammenti di vita,
di emozioni, di irresistibili richiami della nostra Natura e Madre Terra.
La donna è una figura prevalente:
è parte determinante dell’universo immaginativo e creativo e condiziona i percorsi culturali
per nuove visioni spirituali e/o nuove alchemie della realtà.
La donna non ha volti definiti, non si mostra con sensualità conturbante,
secondo lo stereotipo millenario della seduzione, la donna è madre, è terra, è attesa,
è mondo interiore, è fonte di desiderio e di emozioni.
Nella donna l’artista Kaveesha Graziella Lambertini trova il focus
del senso della religiosità della vita:
la donna si fa memoria, si fa sguardo, si fa orizzonte, si fa creatrice di nuove vite.
I contenuti espressi sono di duplice natura: la donna che interpreta il simbolo della
solitudine che si fa preghiera per una nuova rigenerazione e nuovi mondi (invisibili); la donna che è argine, scudo verso l’indifferenza, la noia, il senso del vuoto, l’incomunicabilità, l’angoscia del presente, l’incomprensione dell’attuale divenire.
I paesaggi che sono privilegiati sono fatti di sabbia, sono marine desolate o con poca vegetazione, sono distese di “papaveri al tramonto”, sono le “finestre” che si aprono su sentieri che si perdono all’orizzonte e le voci che si percepiscono sono quelle della natura (gabbiani, onde del mare, vento, passi che fanno “palpitare nell’etere i cuori” sottolinea l’artista).
La sua produzione pittorica sembra cogliere una certa amarezza: il mondo che abbiamo amato ci sta sfuggendo, ci sta lasciando e ci sentiamo come nel Paradiso perduto di Milton.
“Volgendosi a guardare, alla parte d’Oriente videro
del Paradiso, non più loro felice dimora,
coperta da quel segno fiammeggiante, la porta,
di temibili volti e armi incandescenti affollata”.
L’esperienza artistica di Kaveesha Graziella Lambertini,dunque, come ricerca dell’eterno,
un originale modo di esprimere nella sua opera il concetto rinascimentale dell’a-temporale dell’esistenza, e del significato di essere, quasi nuova ri-valutazione del senso di “quiete”,
una serena contemplazione vs i paradossi dell’età moderna e delle sue diffuse menzogne.
L’artista consapevole del suo mondo invisibile ed impossibile,
ci offre le emozioni del sogno utopico, senza cancellare la realtà,
ma sublimandola nella forza immaginativa, ci invita, con rinnovata religiosità,
a ripercorrere il “cammino” degli antichi ed attuali valori, per un nuovo umanesimo.

Prof. Franchino Falsetti (Critico d’Arte) – 2008

 

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