1990 – Parole e Gesti

 

paroleegestiPresentazione di Daniela Bellotti, novembre 1989

Commentare un esordio artistico è sempre interessante e impegnativo, perché si tratta di dare una prima lettura ad opere nuove, ponendole nella giusta prospettiva in attesa di una verifica da parte del pubblico e della critica.

Graziella Lambertini è stata studentessa all’Accademia di Belle Arti di Bologna e si occupa da qualche tempo di graphic design; per lei la pittura è un mondo di riflessioni e di introspezione, di pratica e di ricerca consapevole, distante dalle spregiudicatezze con cui spesso i giovani si inoltrano nel mondo dell’arte. Dopo qualche mostra di opere grafiche, dal tono illustrativo, la pubblicazione di una serie di poesie e la partecipazione nel 1988 alla Biennale di Bologna ed alla recente rassegna Made in Bo, Graziella Lambertini si presenta ora alla prima vera mostra personale ed è subito evidente come il suo stile risulti già sicuro e fortemente caratterizzato.

Si tratta innanzi tutto di una scelta neo-espressionista dove al colore, di qualità simbolica, al gesto e allo spessore materico è data facoltà di modellare lo spazio della superficie della tela per suscitare presenze a volte appena percettibili, altre volte emergenti con violenza da una sorta di caos magmatico. Queste presenze, in bilico tra l’essere e il fluttuare in un indefinito che pare minacciarle, hanno le loro radici in un immaginario poetico.

A volte scarnificati al limite di una possibile oggettiva decifrazione e dissolti in un informale astratto, i protagonisti di queste opere sono tracce umane, ipotesi di luoghi, apparizioni oniriche, cariche di un simbolismo struggente, rese con un tratto pittorico incurante dell’armonia e della chiarezza delle linee, ma tutto teso alla proiezione esterna di una sensibilità inquieta.

Ma, a questa figurazione compendiaria ed estrosa, l’artista coniuga un secondo livello di espressione, quello linguistico: la tela infatti, oltre ad essere supporto di una pittura di spessore e gestuale, è il luogo dove le parole della poesia incidono l’epidermide del colore.

Difficile dire se nascano prima i testi poetici o le immagini; di certo all’origine c’è la volontà di estrinsecare una sensazione, un pensiero, un’idea che cerca una sua forma e si fa parola.

Questa congiuntura di due differenti mezzi espressivi, quello visivo e quello poetico, richiede allo spettatore due diversi momenti di fruizione: ad una iniziale visione del quadro è l’immagine che appare, con i suoi tratti serpeggianti e le sue varie soluzioni stilistiche; ma avvicinandosi lo sguardo scopre un tracciato di frasi che, come un eco, racchiudono le ragioni prime del fare.

Esile, graffiata con eleganza sulla pittura ad olio, la poesia induce così lo spettatore ad un colloquio ravvicinato con l’opera, quasi ad affondare nelle sue tracce, a scoprirne una dimensione più segreta.

L’uso di parole ed immagini insieme nella pittura ha una lunga storia che parte dalle antiche iscrizioni, dai codici miniati, dalla cultura del medioevo ed arriva alle avanguardie.

Graziella Lambertini ha scelto questa possibilità alla ricerca di una completezza espressiva, fondendo i messaggi e le emozioni.

"Creta nelle Mani di Dio" Olio su tavola 62x120 - 1990

“Creta nelle Mani di Dio”
Olio su tavola
62×120 – 1990

Dal mio orizzonte
solo una parola
una musica
sintetizzata dalla linfa del fiore
La terra si chiude
come un bozzolo.
Dentro la sfera impazzita
la farfalla nasce e si crea.
Dentro di lei un mistero nuovo
Creta nelle mani di Dio.

"Respiri" Olio su tavola  70x100 - 1990

“Respiri”
Olio su tavola
70×100 – 1990

L’universo è colorato 
di frammenti di buio
nel buio i pensieri diventano respiri
In quel buio freddo e tetro
solo il calore del tuo respiro è colore
dipingerò anche la paura
con i miei penneli
diventerà una buffa maschera
di carnevale.

"Mani" Olio e stucco su tela 64x69 - 1989

“Mani”
Olio e stucco su tela
64×69 – 1989

Mani.
Solo mani.
Mani di scimmia
Capaci di afferrare
Mani di neonato
Capaci di Stringere 
Mani. 
Soltanto due Piccole
Rosee 
Insignificanti 
Mani.

"Duemila Anni " Olio su tela 70x100 - 1989

“Duemila Anni “
Olio su tela
70×100 – 1989

Duemila anni non sono passati
Chi ti crocifisse lo rifarebbe
Scomodo predicatore d’amore
Duemila anni non sono passati
Sono cambiate le case, le strade, gli strumenti di lavoro
Duemila anni non hanno lasciato traccia
Due milioni di anni
non sono trascorsi
gli zingari si scaldano al fuoco
il bimbo dorme
Gli israeliani massacrano i palestinesi
La notte porta pensieri
che sciolgono il cervello…stanco.